Papa Gregorio I, detto papa Gregorio Magno ovvero il Grande (Roma, 540 circa – Roma, 12 marzo 604), fu Papa della Chiesa cattolica, dal 3 settembre 590 fino alla sua morte. La Chiesa cattolica lo venera come santo e dottore della Chiesa. Anche le Chiese ortodosse lo venerano come santo.
Fu uomo colto, che si dedicò ad approfondire studi biblici e patristici molto vasti, avvertendo profondo l'influsso di S. Agostino. L'esperienza politica e amministrativa, che con evidenza attesta anche un'accurata preparazione giuridica. Prefetto di Roma, sentì profonda la vocazione alla vita monastica, e organizzò perciò nel palazzo paterno sul Celio un monastero. L'esperienza da lui dimostrata nelle cariche pubbliche ricoperte e la fama di sicura ortodossia e austerità di vita indussero Pelagio II a inviarlo come apocrisario (nunzio) presso l'imperatore Tiberio II a Costantinopoli ove rimase dal 579 al 585-86 procurandosi preziose amicizie e vasta esperienza politica. Tornato a Roma, alla morte di Pelagio II fu elevato, per designazione unanime nonostante alcune resistenze, al soglio pontificio (590). Non più giovane, tormentato da sofferenze fisiche e morali, G. poté tuttavia sviluppare un'attività veramente straordinaria, solo in parte documentataci dal Registro delle sue lettere. Convinto di essere stato chiamato a reggere la Chiesa nell'imminenza della fine dei tempi e consapevole della sua immensa responsabilità verso i fedeli, non si risparmiò fatiche per migliorare le condizioni materiali e religiose di Roma, dell'Italia, dell'Europa, in un momento particolarmente difficile per i problemi rappresentati dagli insediamenti barbarici, per le carestie, per il venir meno della organizzazione civile dell'Impero. G. assunse, nella diffusa rarefazione della resistenza bizantina, l'iniziativa per un'opera di contenimento e, nel contempo, di avvicinamento ai Longobardi, giovandosi specialmente dei rapporti amichevoli con la regina Teodolinda e dell'influenza che, per suo tramite, poté esercitare sul re Agilulfo. Con ciò suscitò i sospetti di Bisanzio, e solo dopo chiarificazioni fu possibile giungere a un accordo tra Longobardi e Bizantini (598), di cui G. si giovò per convertire i Longobardi ancora ariani. Buoni rapporti conservò anche con i sovrani franchi e visigoti, ottenendo il loro appoggio nel governo di quelle diocesi, lontane e spesso affidate in mani non del tutto degne. Fondamentale poi fu la sua opera nella vita della Chiesa. Fermissimo nella difesa dell'ortodossia e della dignità della Chiesa romana, si batté per eliminare lo scisma. Fervida poi l'attività missionaria in favore degli Angli, ancora pagani, a cui inviò Agostino di Canterbury, con altri compagni, che egli da Roma seguì con vigile cura. Saggio ed acuto amministratore, ebbe doti eccezionali specialmente nel governo del patrimonio della Chiesa di Roma (Patrimonium Petri), vastissimo nella sua estensione, disperso in diverse regioni d'Europa e vario, da luogo a luogo, nella sua consistenza economica.
(𝘍𝘰𝘵𝘰: 𝘚𝘢𝘯 𝘎𝘳𝘦𝘨𝘰𝘳𝘪𝘰 𝘱𝘢𝘱𝘢 / 𝘉𝘦𝘳𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘎𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘯𝘪 / 𝘊𝘩𝘪𝘦𝘴𝘢 𝘚𝘢𝘯 𝘍𝘳𝘢𝘯𝘤𝘦𝘴𝘤𝘰)